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24 Gennaio 2019

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SARDINIA URBEX E LA LIBIA DELLA EDITAR

 

La storia dell’Editar comincia nel 1979 dalle ceneri di ‘Tuttoquotidiano”, azzerato dopo la bancarotta.  Il giornale autogestito chiude e chi ha in carico il patrimonio deve trovare l’acquirente che compri e saldi la partita.
Dopo sette aste deserte arriva un’offerta importante, quella di Mohamed Mustafà Bazama: professore ed intellettuale libico, occidentalizzato ma soprattutto un imprenditore illuminato che con soldi propri fiuta l’affare e compra in blocco, rileva anche la testata e annuncia: «Qui stamperemo i libri per tutte le scuole del mondo arabo».

È l’anno della rinascita, con l’assunzione degli ex tipografi e di tre giornalisti, poi nella metà degli anni ottanta, ad Elmas irrompe la Lafico, il fondo di investimento statale libico, con i suoi petrodollari che fanno gola a chiunque. Nel 1983 avviene il passaggio dalle Grafiche Elmas all’Editar e tutto si espande:  da Tripoli e dintorni arrivano manager, direttori e tecnici. Non mancano gli investimenti, con l’ampliamento della legatoria e il rinforzo del personale.
L’Editar va alla grande, i camion escono carichi di libri e in entrata crescono gli utili.

Ma la  sorte dell’editar è legata a quello che succede dall’altra parte del mediterraneo. Il colonnello Gheddafi mostra all’improvviso i muscoli alla comunità internazionale ed improvvisamente diventa l’uomo più pericoloso del mondo. Lo accusano di fiancheggiare il terrorismo e produrre anche armi letali, gas nervino, per attaccare l’Occidente. L’Editar risente subito del clima e vacilla. Bastano pochi mesi e i fatturati crollano: il consiglio di fabbrica pretende immediati chiarimenti e certezze che non ci saranno.
Nulla cambia neanche nel 1999, quando la Libia è riammessa nella comunità internazionale dopo aver consegnato gli attentatori di Lockerbie.

L’atto finale si consuma nell’inverno del 2004-2005, quando al rientro dalla pausa natalizia e dopo aver consegnato un’ultima commessa, l’Editar annuncia la dismissione dello stabilimento. Pagate le spettanze ai dipendenti, compresa una generosa buona uscita, da allora la società non esiste più. 
Oggi è tutto vuoto, incustodito e senza neanche più le insegne arabe al cancello e sulla facciata. 

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NOTA:

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